"Non dire notte" di Amos Oz - Feltrinelli Editore, 2007.
Il romanzo ambientato a Tel Kedar, una piccola città in Israele ai piedi del deserto del Negev, rappresenta una felice unione di intreccio psicologico, dramma e ironia. Theo e Noa sono i protagonisti di una storia bella e vivace, a tratti folkloristica per la varietà dei luoghi e delle persone.
Theo è un uomo saggio, consapevole spettatore delle vite altrui e silenzioso conoscitore delle complesse trame della mente, al punto che per stare accanto a Noa si rende pressoché invisibile, non presente per assecondarne l’indole bizzarra e ribelle. Theo che sa attendere al buio, sa ascoltare, sa consigliare; Noa che è luminosa, impaziente, umorale e frenetica in ogni suo gesto. Tutto nel romanzo è azione, movimento, passione fino al giorno in cui un episodio cambia il corso della loro vita fatta di spazi certi e condivisi. La morte per overdose di un giovane allievo di Noa, che insegna letteratura a Tel Kedar, costituisce il momento di riflessione ma anche l’occasione per un graduale cambiamento di situazioni: Noa,su richiesta del padre del ragazzo e per onorarne la memoria, si fa carico di un progetto importante che la assorbe completamente, ovvero creare in città un Istituto per il recupero dei tossicodipendenti sfidando caparbiamente dissensi e ostacoli in nome di un’idea scomoda ai più. Dunque permessi, licenze, relazioni e comitati a sostegno di un proposito investito da costante incertezza e Noa indugia sempre sul da farsi, si tratti di comprare un vestito o una casa e, a quel punto, solo Theo, forte e accondiscendente, corre in suo aiuto fingendo tuttavia di non poterla aiutare. Le strane complicazioni della vicenda, che pure ruota intorno ad un evento tragico, arricchiscono la varietà dei tipi umani ritratti dall’autore per il solo gusto di cogliere nascostamente altri tempi trascorsi, altre vite: un eclettico agente immobiliare,alcuni beduini di passaggio, immigrati russi, negozianti indaffarati in una città che cerca nuovi stimoli, tutto ciò non fa che rendere più gradita la lettura. E’ presente infine una curiosità stilistica, l’autore narra assumendo di volta in volta la duplice veste di Theo e di Noa, realizzando un originale discorso a specchio che permette ai protagonisti di confessarsi vizi e virtù.
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