"Storia senza perdono" di Walter Barberis - Einaudi, 2019.
Si può guardare avanti senza voltarsi indietro? Nel caso della Shoah? Metterci una pietra sopra? Dimenticare, riconciliarsi, perdonare? No.
La Shoah, lo sterminio degli ebrei d'Europa da parte del nazismo, è una vicenda la cui efferatezza non ha precedenti. Ma per rendere conto di questa tragedia, quanto è importante il ruolo dei testimoni e quanto quello della storiografia? È il tema di questo intenso libro di Walter Barberis. Esso inizia con una frase di Primo Levi: «La memoria è uno strumento meraviglioso, ma fallace», che subito individua l'universo concettuale del libro. Di fronte alla scomparsa, giorno dopo giorno, dei testimoni oculari, di fronte al pericolo di una caduta nell'oblio, si rende necessario un nuovo vaglio delle testimonianze acquisite e dei loro limiti. Ma soprattutto, un ricorso deciso alla storia, disciplina chiave per la trasmissione del sapere e per una solida comprensione di ciò che è stato. Il testo rende conto dei diversi aspetti della ricezione della Shoah, da un iniziale disinteresse e incredulità nei confronti dei sopravvissuti, a una successiva "ipertrofia" della memoria - l'«era del testimone» - fino a non isolati e clamorosi casi di impostura.
Walter Barberis insegna Storia moderna e Metodologia della ricerca storica presso l'Università di Torino. Ha pubblicato numerosi studi sulla formazione delle classi dirigenti, in età moderna e, in particolare, Le armi del Prìncipe. La tradizione militare sabauda (Einaudi 1988 e 2003). Sempre per Einaudi ha curato la Stona d'Europa (1993-96), II libro del Cortegiano di Baldassar Castiglione (1998, 2017), l'Annale della Storia d'Italia 18. Guerra e pace, il volume I Savoia (2007) e La Compagnia di San Paolo(2013). Ha pubblicato inoltre Il bisogno di patria (Einaudi 2004 e 2010)