Made in Sweden. Le parole che hanno fatto la Svezia

Saggistica
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"Made in Sweden. Le parole che hanno fatto la Svezia" di Elisabeth Asbrink - Iperborea, 2021.

Con la sua società aperta, accogliente e tollerante, il welfare collaudato, il civismo proverbiale e l'ambientalismo d'avanguardia, la Svezia è da tempo un modello che si osserva con ammirazione e stupore: uno stato che sa coniugare ricchezza e redistribuzione, libertà ed eguaglianza. A questo idillio politico-sociale si sono aggiunti il design, il cibo e la cultura, generando la sensazione che lo stile di vita scandinavo sia quanto di più desiderabile ed evoluto ci sia al mondo.

Ma dove affonda le radici questa idea di società? Come sono nate le idee che hanno reso possibile questa sorta di utopia? E se invece fosse solo una bella favola che gli svedesi raccontano a se stessi (e agli altri)? Con divertita intelligenza, in un caleidoscopio di storie e salti nel tempo, Elisabeth Àsbrink - svedese di nascita ma di origini anglo-ungheresi - ci accompagna in un viaggio tra cinquanta parole, eventi e persone che hanno fatto la Svezia. Dall'ambizione di Linneo di catalogare la natura intera all'esuberanza del primo ministro Olof Palme, deciso a rendere la Svezia la prima «superpotenza morale» della storia, dalla rivoluzionaria visione pedagogica di Ellen Key - fonte di ispirazione sia per Astrid Lindgren e la sua Pippi che per Maria Montessori - al divismo di Zlatan Ibrahimovic, tanto inviso a inizio carriera per l'individualismo sfacciato quanto poi celebrata icona della nuova «sve-desità», Àsbrink affascina con collegamenti sorprendenti mentre infrange miti indiscutibili, come può permettersi solo una patriota la cui solidità intellettuale è fuori discussione: «Amo il paese in cui mi è capitato di nascere, ma non ciecamente.»

Elisabeth Asbrink (1965)
Nota scrittrice e giornalista svedese, si è affermata in patria e all'estero con reportage let-terari di argomento storico e sociale che fondono fascino narrativo, una ricerca minuziosa e una profonda sensibilità, ottenendo premi prestigiosi come l'August e il Kapuscinski. Con 1947 (Iperborea 2018), il suo primo libro tradotto in Italia, Elisabeth Asbrink scava nei retroscena degli eventi e compone un racconto poetico e documentatissimo di un anno emblematico per la sua identità personale e per quella collettiva.