"Certo. Il Signore degli Anelli ( e qualsiasi altra opera di Tolkien. ma questa soprattutto) avrà sempre i suoi detrattori e i suoi avversari per motivi letterario-estetici o politico-ideologici. o semplicemente per viscerale antipatia. disprezzo o solo incomprensione verso la narrativa fantastica in generale o il "mondo immaginario" nello scrittore il particolare, oppure verso il simbolismo, o la religiosità di cui esso è modello esemplare"..
Sono il narrare di Gianfranco de Turris (AA. VV., La compagnia, l'anello, il potere. J. R. R. Tolkien creatore di mondi. Ed. Il Cerchio, Rimini 2002), che ci aiuta, o meglio chiarisce la genesi e il divenire dell' acredine che una certa pesudocultura ha avuto, ed ha, nei confronti di "J.R.R.T." Acredine, sconfinati orizzonti illuminati dalle stelle, acre odore di putridume di acqua stagnante di palude. Questo ed altre possono essere le parole che donano sintesi agli svariati approcci operati dai molteplici critici o studiosi tolkieniani. Occorre implorare l'aiuto di Arianna affinché ci doni un gomitolo di lana, cosi da stenderne i] filo, per ritrovare la via del ritorno, dopo aver esplorato i labirinti del considerare altrui. L'opera dell'edizione Il Cerchio, con i suoi sei interventi, diviene nel panorama editoriale contemporaneo lo scrigno nel quale possiamo ritrorvarci cose antiche ma sempre nuove. Ed ecco Mario Polia che ne specifica la cosmogonia; oppure Adolfo Morganti nel sollevare il sipario dell’aspetto medioevista di Tolkien, dove cerca di specificare il rapporto che sussiste tra l'autore inglese e il composito mondo delle letteratura cavalleresca medievale europea. La riflessione intorno a Tolkien ed al suo mondo lambisce realtà contrastanti, dove le considerazioni ora si accomunano, ora si disperdono come foglia al vento, e nel contrapporsi generano pensieri, il più delle volte naufraghi di un dire vuoto. In questo labirinto pOChi sono gli studi che ci aiutano a capire l'opera di Tolkien;fra questi possiamo segnalarne giusto Dov’è, come il numero degni anelli dei li Nazgul, oppure sette come n quelli dei Signori dei Nani. No! Forse tre, perché essi sono il numero degli anelli degli Elfi. Aldilà del numero: "AA. VV., Omaggio a Tolkien. Fantasia e tradizione, Ed. Il Cerchio, Rimini 1980. H. Carpenter, Gli lnklings. Tolkien, Lewis, Williams & Co., Ed. Jaca Book, Milano 1985. E. Lodigiani,lnvito alla lettura di Tolkien, Ed. Mursia, Milano 1982. David Day, L'anello di Tolkien, Ed. Piemme, Casale Monferrato 1995". Altri testi che meritano il nostro interesse, sono: Paolo Gulisano, Tolkien.ll mito e la grazia, Ed. Ancora, Roma 2001. L'autore evidenziando il tema della "Ricerca" nell'opera di Tolkien, cerca di proporne una lettura con evidenti radici religiose. Possiamo consideralo, seppur perseguendo coordinate metodologiche divergenti, il proseguimento del lavoro di P. Guido Sommavilla che negli anni ottanta fu il primo a proporre Tolkien come uno dei maggiori scrittori cristiani (e cattolici) del Novecento. Quest’aspetto, ed altri, viene approfondito da: Colin Duriez, Tolkien e il Signore degli Anelli. Guida alla Terra di Mezzo, Ed. Gribaudi, Milano 2002 (Questo libro è dunque animato dalla semplice speranza di ricordare ai lettori quale sia la ricchezza di cui vivono tanto il pensiero quanto l'immaginazione tolkieniane, oppure d'introdurli a essa per la prima volta.lvipag.13).Un'altra opera (seppur di difficile reperibilità) che si propone di introdurre il lettore alla lettura di Tolkien è: AA. VV., Dizionario del Mondo Fantastico, Ed. Società Tolkieniana Italiana, (Rusconi, Milano1999). Un'antica ballata declama: "Voltando l'angolo forse ancor si trova un ignoro portale o una strada nuova; spesso andai oltre, ma chissà, finalmente il giorno giungerà, e sarò condotto dalla bellezza a est del sole, a ovest della luna". Procedendo il cammino, nel voltare l’angolo, incontriamo altri scritti: Andrea Monda, Saverio Simonelli, Tolkien il Signore della fantasia, Ed. Frassinelli, Milano2002. G Sommavilla, Peripezie dell’epica contemporanea, Ed. Jaca Book,Milano 1983. Verso il termine del percorso ci attende: Marco Paggi, La spada e il labirinto, Ed. ECIG. Genova 1991. Quest’opera può essere considerata il primo saggio di grande respiro, in cui lo scomparso Prof. Paggi, mette a frutto una illimitata conoscenza de11'universo di Tolkien per penetrare ne11e strutture stesse de11'immaginario contemporaneo.
Rapiti dal tramonto del sole ci accorgiamo che fra l'elenco degli anelli ne manca uno; l'ultimo, l'unico: "Un anello per domarli. Un anello per trovarli. Un anello per ghermirli e nel buio incatenarli, nella terra di Mordor; dove l'ombra cupa scende". Pur distrutto da Frodo e da Sam fra le fiamme del monte Fato, dove Sauron lo forgiò, lambisce ancora, con il suo malefico calore, i recessi più reconditi dei cuori che schiavi dell'oscurità vorrebbero uccidere la bellezza. Ma questa è un'altra storia, un'altra favola, un frammento di realtà. In chiusura, non ci rimane che sognare ancora, magari sentirci per un attimo Gandalf che da Cirdan riceve l' Anello di Fuoco (Narya): ("Prendi questo anello, Maestro", gli disse "perché le tue fatiche saranno gravi; esso infatti ti sosterrà nelle pene che ti sei assunto. È l'Anella di Fuoco e con esso potrai riaccendere cuori in un mondo che si raggela sempre più").
di Giovanni Giacu tratto dalla “La Gazzetta del Medio Campidano” 9 Maggio 2003