Un film: Signs di M. Night Shymalan. Un ricordo: anno "solare" 2002, Sardegna, comparsa di un "crop". Uno ieri che s'inoltra nell'oggi: anni '70, primacomparsa dei "Cerchi nel grano" o "Crop circles" nei campi di cereali inglesi intorno alle zone ospitanti i si ti megalitici quali Stonehenge, Silbury Hill e Avebury. Disegni, dunque, generati dalla piegatura del grano al suolo, visibili nella loro completezza esclusivamente dall'alto.
Questo è ciò che la cronaca narra. Narrazione che conosce il limite della contrapposizione: "Burla organizzata", "Fenomeno di origine naturale". Nel frammento silenzioso del dire, i "crop" celano il loro divenire proponendosi non come realtà facilmente decodificabile, ma come polisemia discorsiva avente la dimensione segnica di "pittogrammi" o "agroglifi". "Cerchi di grano", allora si configurano come l'enigma più straordinario con cui l'uomo moderno è sospinto a confronti per dare senso ad alcuni interrogativi che mendicano risposta: Chi sono gli autori di queste meravigliose opere d'arte simbolica? Quale scienza è in grado di spiegarle? Quale messaggio vi è celato?
Essi sono segno che abbisogna di un significato e di una significazione. Dovendo inoltrarsi nell'oceano della letteratura inerente il fenomeno, ci si ritrova naufraghi, fra contrapposizioni, silenzi, oscurità, baratri culturali generanti cecità. In molti si sono dedicati allo studio del fenomeno, sintetizzando le loro ricerche in alcune pubblicazioni, ora apprezzabili, ora lambenti i confini dell'ignoranza. In Italia, da alcuni anni, riviste e autori hanno cercato di proporre una plausibile significazione del fenomeno. Purtroppo il loro tentativo ha spesso conosciuto un narrare superficiale, al limite della banalità; mentre altri prigionieri della cosiddetta "scienza" non hanno ancora assaporato "le ali della libertà".
Fra i pochi testi che donano al lettore una multiforme significazione del fenomeno "Cerchi di grano", certamente, merita il nostro interesse l'ultimo lavoro di Adriano Forgione (Scienza, Mistica e Alchimia dei Cerchi nel Grano. Ed. Hera), pubblicato nel febbraio 2003.
Il Forgione, valendosi della collaborazione di Alfredo Di Prinzio, a conclusione di una decade di approfonditi studi, affronta tuttr gli aspetti di questa fenomenologia e i suoi svàriati interrogativi. Il testo, di circa 300 pagine, propone risposte innovative conoscenti l'ausilio della fisica quantistica, della biologia, filosofia, ermetismo, geometria sacra e del linguaggio simbolico.
Per coloro che amano ancora meravigliarsi di fronte alla belIezza della natura, il testo può dire qualcosa che va oltre il fenomeno analizzato, perche conduce il pellegrino della conoscenza verso gli orizzonti dell'indagine, della consapevolezza di non essere un'isola sperduta nell'universo ma un frammento di luce che illumina il cammino del proprio fratello.
Adriano Forgione non nasconde la complessità degli studi, e i limiti, che ha dovuto affrontare per redigere queste sue nuove proposte. Ciò lo ha condotto a donarci un testo che si propone innovativo, oltre che per le argomentazioni, anche per la semplicità del linguaggio. Ed ecco allora che i simboli, celati nei "crop", rievocano segni e significazioni simboliche che sono patrimonio del-
l'umanità: il cerchio, la stella, il quadrato. A] riguardo, nell'introduzione, leggiamo: "II mio interesse per i Cerchi nel grano nacque nel 1994. Constatai che molte delle simbologie in essi presenti richiamavano a una scienza iniziatica che, nota con il nome di "alchimia" (dall'antico egizio "khemet" ossia Egitto da cui prende il nome), ha attraversato i millenni. Tale constatazione ha rappresentato l/Il inizio fondamentale per intuire che dietro questa fenomenologia si celava un messaggio, un contenuto segreto che aspettava di essere compreso, il cui obiettivo era quello di riconnettere l'uomo e la terra a una conoscenza antica attraverso i simboli stessi della sua cultura".
Vorremmo concludere questo nostro discorrere rubando alcune parole del fisico olandese se Eltjo Haselhoff: "È necessario essere consapevoli dei limiti della conoscenza umana e in particolare dei limiti del proprio sapere ( è questo che secondo gli antichi Greci indicava l'uomo saggio)". L'essere consapevoli di aver operato un furto ci sospinge alla meditazione del suo contenuto: coloro che con semplicità ci aiutano a superare la consapevolezza dei nostri limiti culturali meritano, oltre alla nostra attenzione, un grazie. (Informiamo i lettori che il testo può essere richiesto direttamente a: Edizioni Hera, via del Brennero 58, 00010 Fonte Nuova (Roma).
Giovanni Giacu - Dalla Gazzetta del Medio Campidano - Pag. 17 – 4 aprile 2003