Nacque a Pescara nel 1863. A sedici anni pubblicò a spese del padre la prima raccolta di versi. A 18 anni si trasferì a Roma per gli studi universitari, dove si mise a frequentare i salotti alla moda e l'alta società.
Amava molto far parlare di sé e ci riusciva benissimo, vivendo passionali storie d'amore e scrivendo poesie, romanzi, articoli giornalistici. Verso la fine del secolo fu eletto deputato assumendo posizioni politiche estremistiche. Travolto dai debiti, nel 1910 si rifugiò in Francia, continuando a scrivere, sia in italiano sia in francese. Allo scoppio della prima guerra mondiale, D'Annunzio si dichiarò interventista e, con i suoi discorsi, contribuì all'entrata in guerra dell'Italia. Ormai ultracinquantenne, partecipò a spettacolari azioni belliche. Alla fine della guerra sostenne l'idea della "vittoria mutilata", secondo cui l'Italia non aveva ricevuto compensi adeguati per la vittoria. A capo di un gruppo di volontari occupò Fiume, in Istria, con lo scopo di allargare il confine orientale. Una volta rimpatriato in seguito all’intervento del governo, D'Annunzio si accostò al nascente partito fascista, iniziando una collaborazione incerta e discontinua con Mussolini. Consolidatosi il fascismo, venne messo da parte, pur colmato di onori e ritenuto il poeta ufficiale del regime. Ritiratosi nella sua villa sul lago di Garda, vi trascorse gli anni dell'odiata vecchiaia, fino alla morte avvenuta nel 1938.
"L'innocente" di Gabriele D’Annunzio - Oscar Mondadori, 1988.
"La giustizia degli uomini non mi tocca. Nessun tribunale della terra saprebbe giudicarmi". Così esordisce nel romanzo il protagonista Tullio Hermil. Costantemente infedele alla moglie Giuliana, in un tardivo tentativo di riavvicinamento alla propria consorte egli scopre che questa porta in seno il frutto di un unico, irreparabile tradimento. Fra sé e la rinnovata passione verso Giuliana si frappone il piccolo intruso, e Tullio non esita a provocare la morte della creatura innocente. Influenzato da Tolstoij e Dostoevskij, pregno dell'incipiente decadentismo contemporaneo, intriso delle letture di neurologia e psichiatria, questo romanzo dannunziano conobbe alla sua uscita nel 1892 un grande successo in Francia (dove fu subito tradotto) e nel resto dell'Europa, prima ancora che in Italia.