E’ un grande libro: avvincente, ironico, originale. L’ultimo capolavoro di Josè Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998, è un romanzo psicologico e introspettivo sull’identità e sull’alterità della persona ed è anche una continua meditazione sui comportamenti umani.
Il protagonista ha “un nome che gli pesa come un macigno” e non a torto: Tertuliano Màximo Afonso, professore di storia, vive solo, dopo un matrimonio fallito. Ha una madre lontana, una compagna amabile, Maria Da Paz, ma non sufficientemente amata, forse. Una sera, per una strana coincidenza, Tertuliano vede un film, uno qualunque, banale, mediocre, eppure da allora la sua vita cambia in maniera sconvolgente. Da quel momento Tertuliano vive in una delirante ossessione. Nel film vede la sua immagine, esatta, uguale e identica, vede se stesso. Si tratta invece di un attore che gli somiglia in modo impressionante. Inizia così un viaggio misterioso, inquietante, una caccia difficile e solitaria alla ricerca del sosia sconosciuto. Non può definirsi certo un romanzo sulla clonazione - non lo è di sicuro nell’intento dell’autore-, il tema è piuttosto quello dell’Impossibilità, perché è davvero impossibile che due esseri umani, nemmeno lontani parenti, siano perfettamente identici nelle fattezze del corpo, nei dettagli, perfino nelle cicatrici. Il Doppio dunque diventa persona, un intruso che vive, respira e costituisce un pericolo grave e segreto, una continua minaccia. Quando i due uguali si incontrano, il lettore si perde curioso nelle pagine del libro. In realtà, Doppio non è soltanto il ruolo dei protagonisti, ma anche i loro gesti e soprattutto il dramma finale che li unisce e fatalmente li divide. Così, come spesso accade nei suoi libri, il “realismo magico” di Saramago diventa via via meno realistico e più onirico: un evento semplice e occasionale si espande inaspettato fino al suo spontaneo esaurimento, segue le inarrestabili leggi interne della narrazione, e produce cambiamenti straordinari e irreversibili. Lo stile poi è inconfondibile, l’Autore scrive veloce e leggero, apparentemente senza regole, scrive un linguaggio parlato che racconta incessantemente ma senza appesantire e ci fa percepire l’enfasi delle parole, le inflessioni della voce, il rapido flusso dei pensieri. Il risultato è un’opera di stile e di invenzione, ludica e al tempo stesso profonda. Piacevole, da leggere tutta d’un fiato. L’’individuo si riflette costantemente in un gioco di specchi, ma ciò che conta è sempre la sua unicità, affermata contro l’insignificanza anche a caro prezzo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Josè Saramago L’uomo duplicato Einaudi,2003