"Il concerto dei pesci" di Halldór Laxness (traduzione dall'islandese di Silvia Cosimini) - Iperborea, 2008.
Il XX secolo è agli albori e Reykjavík, futura capitale dell’Islanda, si affaccia timidamente al progresso. Solo il vecchio Björn, pescatore stagionale, vive ancora con la moglie nella cascina di Brekkukot, l’unica casupola di torba ancora in piedi in città, aderendo a una rigida etica ben poco asservita alle nuove modalità economiche, fornendo ospitalità gratuita a una variegata rassegna di viandanti, spiantati e personaggi stravaganti.
Condivide con loro il solaio il piccolo Álfgrímur, abbandonato dalla madre alla nascita: il bimbo aspira a seguire le orme del nonno adottivo e a diventare un pescatore, ma come tutti gli islandesi vive per il mito di Garðar Hólm, il grande cantante di fama mondiale che nessuno in effetti ricorda di aver mai sentito cantare. Durante le visite in patria, l’elusivo Garðar Hólm continua a sottrarsi alle esibizioni pubbliche vivendo alle spalle della nuova classe borghese, mentre si fa strada il vago sospetto che la sua esistenza non sia poi tanto rosea. Da lui Álfgrímur impara come il canto sia la ricerca “di un’unica, pura nota” sopra tutte le altre, che con gli anni diventerà la purezza di una vita vissuta onestamente in un mondo sempre più complesso, e proprio avviandosi sul sentiero che lo allontana per sempre da Brekkukot, Álfgrímur comprenderà i valori della sua infanzia. In questo processo inevitabile che comporta perdite e conquiste, Laxness come sempre nasconde il destino dell’intera nazione nelle descrizioni di un piccolo mondo, raccontandolo con un tocco di nostalgia sfocata che è il dettaglio incompleto della memoria.
RECENSIONI:
Ttl - Marta Morazzoni (15/11/2008)
Isola di ghiacci nella tempesta della finanza (157KB)
L'Unione Sarda - Nicola Lecca (19/10/2008)
Halldór Laxness, il Nobel inedito