La predella di San Gavino Monreale
Oltre 10 anni fa, casualmente, tornavano alla luce dei frammenti di pittura cinquecentesca di inestimabile valore, nascosti sotto strati di ridipinture settecentesche e riutilizzati in due altari lignei della chiesa di Santa Chiara a San Gavino Monreale.
Grazie alle sinergie tra la Soprintendenza BAPSAE di Cagliari e Oristano, l'Amministrazione Comunale di San Gavino e la Regione Autonoma della Sardegna si è potuto procedere al restauro completo dei due altari e al recupero dei frammenti cinquecenteschi, facenti parte di una predella di retablo, oggi perduto. Le tavole sono attualmente esposte nel Museo Diocesano d'Arte Sacra di Ales.
PRESENTAZIONE
La scoperta delle tre tavole riveste una straordinaria importanza sia sotto il profilo artistico-culturale, sia per il significato spirituale che esse rappresentano e ci rammarica pensare all'enorme rilievo che avrebbe avuto il recupero dell'intera opera. Purtroppo, per motivi addebitabili alla diversa sensibilità dell'epoca nei confronti delle opere antiche considerate ormai fuori moda, queste bellissime tavole sono rimaste celate per alcuni secoli sotto diversi strati di pittura. Il restauro dei due altari settecenteschi, progettato dall'architetto Letizia Murtas su incarico dell'Amministrazione Comunale di San Gavino Monreale e in gran parte finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna, ha consentito di riscoprire alcune parti del retablo originario simile, pare, a quello della Parrocchiale di Tulli. Purtroppo, la mancanza di idonee misure di sicurezza nella chiesa di Santa Chiara, luogo in cui le opere sono state ritrovate, hanno reso necessario trasferirle temporaneamente nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Ales dove sono custoditi altri tesori. Non disperiamo di riportare le preziose opere nella chiesa di Santa Chiara quando questa sarà dotata di un idoneo sistema di sicurezza. Ringrazio i tecnici e gli amministratori comunali che nel tempo si sono succeduti, l'Assessorato alla Pubblica Istruzione e Beni Culturali della nostra Regione Autonoma e i restauratori di Sinnai e di Firenze. Ringrazio, infine, S.E. Mons. Giovanni Dettori per la disponibilità a custodire le tavole nel Museo Diocesano di Ales e la dott.ssa Lucia Siddi che, con la sua riconosciuta competenza, ci ha permesso di conoscere l'epoca in cui le opere sono state realizzate ed ha individuato in una ristretta cerchia di Maestri il potenziale autore del retablo.
Giovanni Cruccu
Sindaco del Comune di San Gavino Monreale
Quando i tasselli della storia di una Comunità vengono rimessi al giusto posto si ha la sensazione di una scoperta importante e si resta in attesa di ritrovare eventuali altri tasselli che completino il quadro. Le tre tavole ritrovate a San Gavino, nella parrocchiale di Santa Chiara, ripropongono l'attenzione ai numerosi tesori d'arte custoditi nella nostra Diocesi di Ales-Terralba. Mentre venivano restaurati gli altari lignei, la scoperta casuale, ha destato stupore e gioia perché ci si trova di fronte ad antichi e splendidi dipinti, ma anche si avverte un senso di rammarico perché certamente è stato perso un grandioso retablo che, nel patrimonio diocesano, avrebbe fatto bella figura insieme a quelli della Parrocchiale di Tuili. Ci dobbiamo accontentare delle tre preziose tavole che oggi possiamo ammirare in Ales, nel Museo Diocesano di Arte Sacra. Lo studio della dottoressa Lucia Siddi, con la competente lettura delle tavole e l'analisi del prezioso lavoro di restauro, ci aiuta ad ammirare non solo i colori e le singole immagini, ma ci proietta nella storia della Comunità cristiana di Santa Chiara che poteva fregiarsi di un così ricco retablo. ? una testimonianza di fede ma anche del gusto artistico presente in coloro che hanno voluto ornare la primitiva Parrocchiale risalente al XV secolo. Esprimo tanta gratitudine alla Soprintendenza BAPSAE di Cagliari, non solo per il recupero di opere tanto significative ma anche per la collaborazione e l'aiuto culturale che ci rendono più attenti alla salvaguardia del patrimonio artistico. E un invito ad essere veri cultori del bello, dell'arte e della fede. Sento il dovere di esprimere riconoscente gratitudine all'Amministrazione Comunale di San Gavino Monreale, che ha preso a cuore il restauro delle tavole, in piena collaborazione con la Soprintendenza, facendosi carico delle spese proprio perché si trattava di un prezioso documento della storia religiosa e civile della cittadina.
+ Giovanni Dettori
Vescovo di Ales-Terralba
INTRODUZIONE
II rinvenimento fortuito delle tre preziosissime tavole provenienti dalla parrocchiale di San Gavino apre un nuovo sensazionale scenario nel panorama della storia della produzione artistica in Sardegna tra Quattro e Cinquecento; le opere, lungi dal rappresentare un episodio isolato e senza conseguenze sotto l'aspetto iconografico e tecnico esecutivo, assurgono al ruolo di testo pittorico chiave per l'interpretazione di quella peculiare forma di Rinascimento che caratterizza l'ambito culturale sardo-ispanico. La storia del loro recupero nel corso delle operazioni di restauro degli altari lignei seicenteschi del transetto della chiesa di Santa Chiara, in quanto riutilizzate sotto uno spesso strato di ridipintura, è sintetizzata nelle pagine che seguono che ripercorrono anche, nel corso degli ultimi quindici anni, le tappe salienti di questa emozionante scoperta. E andato di pari passo, da subito, l'impegno profuso dai diversi enti coinvolti e per il reperimento dei fondi per il restauro (Regione Autonoma della Sardegna, Comune di San Gavino Monreale), e per la loro idonea conservazione (Diocesi di Ales Terralba) e, non ultimo, per lo studio scientifico dei pezzi con l'interpretazione dei dati scaturiti dalle indagini diagnostiche preliminari all'intervento di recupero, svolto da questa Soprintendenza. Assolutamente convincente appare, infatti, l'ipotesi di ricostruzione avanzata dalla storica dell'arte Lucia Siddi che restituisce l'immagine di un magnifico retablo, paragonabile come dimensioni e grandiosità d'impianto a quello, ben noto, della parrocchiale di Tuili, di cui i tre dipinti su tavola superstiti avrebbero costituito parte della predella. Le indagini conoscitive svolte, di tipo fisico e chimico (indispensabili ormai per ogni corretto intervento di recupero finalizzato alla conservazione dell'integrità materiale di un'opera d'arte) hanno consentito, attraverso l'analisi dei materiali e della tecnica esecutiva (velature di colore stese sul disegno preparatorio con legante oleoso) di definire con maggior certezza, confortati anche da precisi confronti stilistici, l'ambito cronologico di elaborazione dei dipinti che è collocabile tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo. Rimane purtroppo per ora nel campo delle ipotesi l'attribuzione di un'identità all'anonimo grande maestro autore delle tre tavole che sembra seguire in questo la sorte degli altri artisti di spicco operanti in Sardegna nella stessa epoca (Maestro di Castelsardo, Maestro di Sanluri, Maestro della Madonna di Bonaria, Maestro di Ardara). Il dato comunque davvero importante è che, in qualità di rappresentanti dell'Ente di tutela e di appassionati operatori nelle attività di promozione e divulgazione della conoscenza del nostro patrimonio culturale, possiamo con orgoglio aggiungere un altro importante tassello al multiforme (variegato) panorama dell'arte figurativa in Sardegna, regione che si configura sempre di più, alla luce dei recenti studi, come centro di elaborazione culturale dotato di una sua specificità.
Gabriele Tola
Soprintendente BAPSAE per le province di Cagliari e Oristano
IL RETABLO RITROVATO
Nel 1993 l'Assessore alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Spettacolo a Sport della Regione Autonoma della Sardegna concede al Comune di San Gavino Monreale un contributo per il restauro di due altari lignei collocati nel transetto della chiesa parrocchiale di Santa Chiara, su un progetto redatto per l'Amministrazione comunale dall'architetto Letizia Murtas1. I lavori vengono consegnati alla ditta di restauro di Stefano Garosi con sede a Firenze che inizia l'intervento nei primi mesi del 1996. Su richiesta del Vescovo di Ales e Terralba, mons. Antonino Orrù, il lavoro viene eseguito in Sardegna presso il laboratorio di Duilio Tanchis a Oristano. Viene smontato per primo l'altare collocato nella testata sinistra del transetto, dedicato alla Vergine delle Meraviglie, che viene trasportato a Oristano per poter eseguire le prime fasi di intervento conservativo. Già al momento dello smontaggio si nota che l'opera, nel corso dei secoli, aveva subito delle manomissioni e delle aggiunte, ma solo in fase di prima pulitura sono apparse chiaramente sotto alcuni strati di ridipintura le tracce di una cromia ben più antica, in particolare erano evidenti alcuni cerchi in rilievo riferibili a delle aureole che solitamente circondano i volti dei santi e che venivano realizzate con il gesso successivamente coperto dal colore o dalla foglia in oro zecchino. Le tavole interessate da queste decorazioni erario due, la più piccola, di cm 50,5 per 79, era collocata sopra la nicchia centinaia che ospitava la scultura della Madonna col Bambino, nicchia che risultava già al primo sguardo inserita posteriormente al centro dell'altare; la seconda, invece, di cm 147 per 58, era posta alla base del grande retablo architettonico, sopra la predella (Fig. 1). II tassello di pulitura eseguito dal restauratore nel primo pannello, riportava alla luce i particolari di un volto e la decorazione dell'aureola posta attorno al capo, coperta dalla foglia d'oro. Nonostante...