"Eleonora era sepolta sotto la chiesa di San Gavino! Lionnòra in Santu ‘Engiu”, il nuovo libro di Antonio Casti"
La giudicessa Eleonora d’Arborea, la Chiesetta di San Gavino Martire, la nascita e l’espansione di San Gavino. Sono questi i temi principali dell’ultima opera di Antonio Casti, “Lionnòra in Santu ‘Engiu”, che svela alcuni misteri legati al passato di San Gavino e all’antico giudicato d’Arborea.
https://www.bibliotecadisangavino.net/cultura/144-arrogus-de-storia/1810-eleonora-era-sepolta-sotto-la-chiesa-di-san-gavino#sigProId3072cbf980
Non è la prima pubblicazione per Casti che conferma di essere attento conoscitore e studioso del passato sangavinese: “La mia passione nasce dall’interesse- ci dice l’autore - per le sorti della comunità. Il recupero della nostra storia deve essere quell’elemento in più che ci consente di affrontare il futuro senza commettere gli errori del passato. Da sempre ho avuto molto interesse per la storia e da sempre sono stato attivo nella vita del mio paese”. Un libro destinato a far scalpore, specie per delle affermazioni ben precise: “Eleonora era sepolta sotto la chiesa di San Gavino - prosegue Casti - ne sono certo. Ma non sono io a dirlo, io ho semplicemente raccolto le varie testimonianze e gli elementi che segnalavano e conducono alla presenza di una cripta e diversi tesori sotto la chiesa stessa. Ma non solo, erano presenti, inoltre, le fondamenta dell’antico monastero che sorgeva nei pressi della chiesa laddove oggi vi è la scuola vescovile”. Un’interessante e accurata inchiesta che porta a scoprire nuovi aneddoti sulla storia della chiesa considerata il pantheon della casata dei Bas-Serra, giudici d’Arborea, per le effigi nei peducci dell’abside ritraenti Mariano IV, Ugone III, Brancaleone Doria e Eleonora, uniche raffigurazioni a noi giunte dei sovrani d’Arborea. Ma anche l’antica chiesa di Santa Severa, il castello di Monreale e la San Gavino giudicale vengono messi sotto la lente d’ingrandimento in questo libro che promette di far discutere e di risollevare l’interesse per un patrimonio culturale, forse, dimenticato per troppo tempo da chi di dovere.
Lorenzo Argiolas
(Da "La Gazzetta del Medio Campidano" del 16 giugno 2012).