A Gerusalemme

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gerusalemme"A Gerusalemme"
di Nirenstein Fiamma - Rizzoli, 2012.


Gerusalemme, nomadismo dell'anima: «Se io ti dimentico, o Gerusalemme, dimentichi la mia destra le sue funzioni, resti la mia lingua attaccata al palato se io non mi ricordo di te, se non metto Gerusalemme al disopra d'ogni mia allegrezza».

Così ci riferiscono i Tehillìm, ovvero i Salmi. Yerushalayim. Ora e per sempre. Sulle labbra e nel cuore, appunto. Gerusalemme: sembrerebbe promettere Shalom, pace, già dal nome. La parola Yerushalayim è stata per secoli interpretata dalla tradizione ebraica come «fondazione di pace (Shalom)». In realtà, questo toponimo vecchio di migliaia di anni significa probabilmente «fondazione di Shalem», luogo consacrato a Shalem, l'antica divinità semitica che era qui venerata prima dell'arrivo degli Israeliti. Dopo la fine del governo ottomano e il passaggio al regime mandatario britannico, Gerusalemme scoprì una nuova vulnerabilità. A minacciarla non era più un assediante giunto da lontano, ma la rivalità interna, contro cui nulla potevano le mura in pietra bianca. Anche nei lunghi intervalli di calma apparente, i quartieri musulmani e arabo-cristiani hanno custodito una lacerazione culturale sempre pronta a dichiararsi.