"Storie di insospettabili giardinieri" di Delfina Rattazzi - Cairo Publishing, 2008.
Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti e autore della Dichiarazione d'Indipendenza, seminò migliaia di piante. Robert Louis Stevenson, a Samoa, quando non scriveva, strappava erbacce.
Catherine Deneuve, che ama l'iris più di qualsiasi altro fiore, ha un grande giardino, molto selvaggio, in Normandia; nessuno ha mai potuto fotografarlo. Il mondo del giardinaggio non è composto esclusivamente da vecchie signore in stivali di gomma e da persone in fuga dalle sfide della modernità. Le piante attraggono i riflessivi e i solitari, ma anche gli uomini d'azione. I giardini nascono da una visione, una volontà, forse una vanità. Chi pianta si mette in gioco, non si sente onnipotente. Accetta l'imprevedibile e guarda. "Nel rapporto fra uomini e piante sono gli esseri umani a interessarmi" scrive Delfina Rattazzi. E approfondendo questa inusuale prospettiva traccia affascinanti ritratti di decine di celebri personaggi del passato e del presente. I giardini prendono l'anima di chi li ha concepiti e ce la restituiscono in forma di piante e di fiori.