"Tracce di sacro: percorsi musicali nei canti religiosi della Sardegna" di Emanuele Garau - Condaghes, 2003.
Soltanto una ventina di anni addietro un libro come questo assai difficilmente avrebbe visto la luce.
Allora i repertori religiosi tradizionali ricevevano ben poca attenzione al di fuori delle comunità entro cui venivano eseguiti. Anche gli studiosi, antropologi ed etnomusicologi (a parte alcune eccezioni come le ricerche di Leo Levi sul repertorio ebraico e quelle di Pietro Sassu in Sardegna e di Ottavio Tiby in Sicilia), non attribuivano ad essi particolare importanza: chi li ignorava e chi li riteneva espressioni "non veramente popolari", troppo vicine al cattolicesimo "ufficiale", nient'altro che storpiature di canti che il clero avrebbe imposto al popolo - e ciò soprattutto nei casi in cui erano presenti testi in latino: perché mai, ragionava qualcuno, dei contadini o dei pastori canterebbero in latino se non costretti "a forza" dai preti?