"Barbaricinorum libelli" di Giovanni Arca - CUEC, 2005.
Per quanto è dato sapere, i Barbaricinorum libelli sono l’unico testo dell’ex Gesuita la cui concezione è del tutto ‘originale’.
La narrazione è intessuta su un fitto reticolo di fonti che l’autore non esita a piegare pur di raggiungere il proprio obbiettivo: creare una vera e propria epopea dei Barbaricini, l’antico, nobile ed eroico popolo che - come aveva predetto un noto oracolo - nessuna potenza terrena riuscì mai a soggiogare; e infatti fu solo grazie all’intervento divino, rappresentato dall’angelo che in battaglia accompagnava Efisio, che i Barbaricini volsero le spalle al nemico. Ma a fronte di questa entusiastica esaltazione dell’invincibilità dei Barbaricini (un mito tenace che non sappiamo se e come possa essere stato alimentato dalla ricostruzione ’storica’ di Arca), è difficile dire se il Bittese apprezzasse di più la loro conversione al Cristianesimo, con la conseguente pacificazione, o non ne rimpiangesse piuttosto l’indomita fierezza e bellicosità pagane.