"La targa" di Andrea Camilleri - Rizzoli, 2015
Il più grande scrittore italiano ci regala un piccolo capolavoro di ritmo, umorismo e intelligenza, che è anche un inno alla libertà. “In queste pagine c'è tutto Camilleri: la lingua, l'ironia, le femmine di una bellezza da far spavento, gli uomini in attesa che il frutto cada dal ramo, senza il coraggio, però, di dare una scrollata.” – Cristina Taglietti, Corriere della Sera
Vigata, 1940. La sera dell'11 giugno, il giorno dopo l'entrata in guerra dell'Italia salutata dal paese intero come "la vincita di una quaterna al lotto", al circolo Fascio & Famiglia ricompare d'improvviso, dopo cinque anni di confino in quanto "diffamatore sistematico del glorioso regime fascista", Michele Ragusano. Nessuno, com'è inevitabile, lo saluta, ma gli animi in un attimo si riscaldano e volano male parole: fin quando a don Emanuele Persico, novantaseienne tutto pelle e ossa, squadrista della primissima ora, prende letteralmente un colpo. Tutto perché Ragusano gli ha chiesto con tono di sfida: "Il nomi di Antonio Cannizzaro vi dice nenti?". Qualcuno si inginocchia, avvicina l'orecchio al cuore del vecchio e sentenzia: "Morto è". Comincia così un esilarante circo di celebrazioni postume, di opportunismi e di verità sepolte, in cui ognuno eserciterà quell'arte sottile che è propria degli italiani d'ogni epoca: l'arte del revisionismo e del compromesso.