"I Melrose" di Edward St Aubyn - Neri Pozza, 2013.
Il ciclo narrativo contenuto in queste pagine, composto da quattro romanzi (il quinto conclusivo, "At Last", apparirà in seguito), ha destato enorme scalpore nei paesi in cui è apparso.
Edward St Aubyn, rampollo di un'antica e nobile famiglia che "viveva in Cornovaglia fin dai tempi della conquista normanna" (Guardian), è stato accostato dalla critica britannica e statunitense a Evelyn Waugh e Oscar Wilde per la sua sferzante descrizione dell'upper class inglese o a Martin Amis per il nichilismo che spira nelle sue pagine. Tuttavia, come ha notato la "New York Book Review", nei "Melrose" si mostra una contemporaneità non riscontrabile nelle opere degli scrittori citati, "un'aristocratica atmosfera di caustico orrore" mai percepita prima. Scevro, come ogni membro di una famiglia che può fregiarsi del titolo di baronetto sin dal 1671, dall'infatuazione per le forme di vita dell'aristocrazia inglese che caratterizza, invece, la prosa di Wilde e Waugh, St Aubyn ritrae il personaggio di Patrick Melrose, impegnato tenacemente a porre fine alla sua esistenza abusando di alcol e droga, e l'irresistibile galleria di titolati snob, ubriaconi, dementi, tiranni e tossicomani che lo circondano, come nuovi demoni della contemporaneità, in una maniera che è a un tempo cosi disperatamente moderna e cosi armoniosamente classica da spingere una scrittrice come Alice Sebold a dichiarare che "I Melrose" 'sono un capolavoro del XXI secolo, e St Aubyn è uno dei più grandi prosatori di lingua inglese'.