Il ponte di pietra

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"Il ponte di pietra" di Aleksandr Terechov - E/O.

Nel 1943, in piena guerra contro il nazismo, Volodja Sachurin, quindicenne figlio del Ministro dell'aeronautica, uccise con un colpo di pistola la coetanea Nina Umanskaja, figlia dell'ambasciatore sovietico a Washington, e si tolse la vita subito dopo.

L'omicidio-suicidio avvenne sul Ponte di Pietra, nel quartiere dove vivevano i pezzi grossi della nomenklatura. Appena Stalin seppe del fatto di sangue che aveva coinvolto i figli di due tra gli uomini di spicco del suo regime, due suoi protégé, esclamò: "Hai capito, i lupacchiotti...". Il caso venne prontamente messo a tacere, furono arrestati vari compagni di classe delle due vittime, tutti figli di dirigenti del calibro di Molotov, Malenkov, Mikojan, mentre i genitori di Volodja e Nina sparirono nelle purghe o in misteriosi incidenti aerei e vennero dimenticati. Oltre mezzo secolo dopo troviamo Aleksandr l'io narrante del romanzo, mentre vende soldatini sovietici al mercato delle pulci di Mosca e viene ingaggiato da un misterioso sbirro. Egli stesso è uno strano personaggio: oltre a collezionare soldatini e rapporti sessuali frenetici e insoddisfacenti, lavora per l'FSB, gli attuali servizi di sicurezza russi. L'incarico affidatogli consiste nello scoprire la verità sul vecchio caso dei "lupacchiotti". Con una bizzarra squadra di investigatori Aleksandr dovrà scoprire se i due ragazzi furono veramente solo carnefice e vittima di una passione adolescenziale, oppure se furono due pedine di una congiura più ampia.