Da San Gavino alle Olimpiadi

Da Il Filo della Memoria 2.0 - Biblioteca Multimediale di San Gavino Monreale (VS).

Impariamo a conoscere i nostri prodotti: i pallini da caccia

Da San Gavino alle Olimpiadi

servizio di ANTONELLO DE CANDIA

I pallini che caricano le cartucce dei più rinomati tiratori del mondo — quelli, tanto per intenderci, che arrivano a collezionare primati vertiginosi sulle pedane olimpioniche, con 498. bersagli su 500 — provengono dalla Fonderia di S.Gavino. E nelle ultime Olimpiadi, a partire da quelle di Melbourne del 1956, i pallini di San Gavino sono stati pallini da «medaglia d'oro», senza tenere conto dei 'piazzati.
E pensare che alla fabbricazione dei pallini — sia quelli comuni da caccia, che quelli «nichelati» da Olimpiade — si è giunti quasi per caso. Si iniziò nel 1953. C'era una produzione di piombo antimoniale di cui non si sapeva che fare perché non esisteva un mercato. Fu così che a qualcuno, lì in Fonderia, venne l'idea dei pallini, che oggi hanno raggiunto una produzione annua di 7.500 tonnellate, pari al 35% del totale nazionale.
Un altro particolare curioso: i pallettoni nichelati, con un calibro di 5,3 mm., finiscono anche nelle boccette di smalto per unghie, impedendo la formazione di grumi che ne renderebbe impossibile l'uso da parte delle signore.
Fatta questa «civettuola» presentazione non resta che entrare nel mondo dei pallini.
Come avvenga il processo di produzione, ce lo spiega l'ing. Walter Molinas, direttore della Fonderia. Si parte da una lega di piombo antimoniale, con il 2,5% di antimonio e lo 0,15% di arsenico (ricavato da sottoprodotti della stessa Fonderia), e si ottiene, mediante una colata continua, un filo di 17 mm. di diametro detto «vergella». Successivamente, la «vergella» viene fatta passare in uri laminatoio, provvisto di tre lame di laminazione disposte a 120°, che la trasforma in un filo con un diametro compreso tra i 10 e i 3 millimetri, a seconda del calibro dei pallini che si vogliono ottenere. Da qui, il filo passa nella macchina di stampaggio dove si formano i pallini grezzi che hanno un'alta densità e presentano sfericità e dimensione costanti. A questo punto, i pallini subiscono la tempera che consiste in un rapido raffreddamento in acqua, successivo a un forte riscaldamento a 240°; Quindi, vengono granitati e cerniti, per mezzo di tre cristalli inclinati e separati tra loro da un «fosso» dove precipitano i pallini difettosi.
Osservando il meccanismo, si ha la sensazione di assistere ad una sorta di «danza», con i pallini che corrono veloci sui cristalli, saltando da uno all'altro sino a raggiungere i contenitori. Al «traguardo» giungono soltanto i pallini perfetti, mentre quelli che presentano qualche ammaccatura, che si traduce in un'insufficienza di peso, per un principio fisico, non riescono a raggiungere la velocità necessaria e finiscono nel «fosso». Lo scarto dei pallini difettosi ha un'incidenza calcolata tra l'1,5 e il 2,5%.
La maggior parte della produzione è destinata alle comuni cartucce da caccia, ma circa 1500 tn. viene sottoposta al procedimento della nichelatura, compiuta mediante speciali «rotogalvani» progettati e costruiti a San Gavino. Queste attrezzature sono un po' l'orgoglio della Fonderia e testimoniano del suo alto sviluppo tecnologico. «Rotogalvani di questo tipo — dice l'ing. Molinas — ne abbiamo venduto anche alla Russia e, tra il 1965 e il 1967, il nostro ufficio tecnico ha progettato e fornito alla Romania parte dei macchinari per un impianto di raffinazione elettrolitica del piombo, capace di produrre 40.000 tn. all'anno».
La nichelatura consiste in un «bagno di Watt» in solfato e cloruro di nichel, con una percentuale di nichel pari a 15 kg. per tonnellata di pallini.
Concluso il processo, i pallini nichelati (come pure quelli destinati alla caccia) vengono provati in un piccolo poligono di tiro della stessa Fonderia, per controllarne la regolarità e la resa di rosata.
Mentre i pallini per la caccia vengono acquistati dalle maggiori fabbriche nazionali di cartucce (Baschieri & Pellagri di Bologna, Fiocchi di Lecco, Montecatini di Orbetello, Maionchi di Lucca, ecc.), quelli nichelati, sistemati in confezioni da 5 e da 50 kg., vengono spediti a ditte specializzate italiane e straniere (Israele, Turchia, Nuova Zelanda, Sud-Africa) che li immettono nei campi di tiro a volo, «skeet» e tiro al piattello, da cui poi arrivano alle Olimpiadi.